Vienna, Komodienhaus.
Quella sera ero rimasto solo, completamente privo di preparazione davanti a un pubblico di più di mille persone. Quando si alzò il sipario il palcoscenico era vuoto, eccezion fatta per una poltrona di velluto con una cornice d’oro e uno schienale alto, come un trono di un Re. Sopra la poltrona c’era una corona dorata. Il pubblico comprendeva, oltre a una maggioranza di persone in cerca di problemi e curiosità, alcuni rappresentanti di stati europei e stranieri, ed esponenti di organizzazioni religiose, politiche e culturali.
Se oggi torno a pensare a quella sera resto divertito dalla mia stessa audacia. Era un tentativo di curare e purificare il pubblico da una malattia, una sindrome culturale patologica condivisa da tutti i partecipanti.
La Vienna del dopoguerra ribolliva di rivolte.
Non aveva un governo stabile, non un Imperatore, non un Re né un leader.[…] La mia compagnia erano gli spettatori; le persone del pubblico erano come mille inconsapevoli autori teatrali. E la commedia era la trama in cui essi erano portati dagli avvenimenti storici e in cui ognuno recitava una parte vera […].
Se solo avessi potuto trasformare gli spettatori in attori, gli attori del loro stesso dramma collettivo, cioè dei drammatici conflitti sociali in cui essi erano coinvolti in quel momento, allora la mia audacia sarebbe stata riscattata e la sessione avrebbe potuto iniziare. Il tema naturale della trama era la ricerca di un nuovo ordine delle cose, mettere alla prova chiunque nel pubblico aspirasse al comando e forse trovare un Saggio. Ognuno secondo il suo ruolo, politici, ministri, scrittori, militari, medici e avvocati, tutti erano da me invitati a salire sul palcoscenico, a sedersi sul trono e ad agire come un re, senza preparazione e davanti a un pubblico impreparato. Il pubblico era la giuria.
Ma dovette essere un compito molto difficile; nessuno lo superò.
Quando la rappresentazione arrivò alla sua fine, non era stato trovato nessuno degno di essere un re e il mondo rimase senza il suo leader. La stampa viennese la mattina dopo si dimostrò altamente seccata dell’incidente. Persi molti amici ma pensai in tutta calma: “Nemo propheta in patria”, e continuai a organizzare altre sessioni pubbliche in paesi europei e negli Stati Uniti d’America. J.L. Moreno, 1985: pp. 61-62
Questa è una fotografia dell’atmosfera che ha caratterizzato la nascita dei metodi d’azione, quando Jacob Levy Moreno, l’1 Aprile 1921 a Vienna, mise in scena il primo spettacolo di Teatro della Spontaneità.
L’intento di quello spettacolo non era di intrattenere o divertire, ma di provocare il pubblico a un dibattito servendosi di un mezzo pubblico per eccellenza: il teatro.
Le aspettative di Moreno circa le potenzialità della sua iniziativa erano molto elevate: egli sperava di poter “contaminare” la platea con i germi della spontaneità e creatività e trasformarla in gruppo “operativo”.
Se questo fosse avvenuto, allora tutti sarebbero stati co-creatori dell’evento teatrale e il teatro sarebbe diventato il medium per il messaggio e l’espressione di ciascuno.
Spostare il centro dell’evento dalla scena alla platea coincide con il tornare alle origini del teatro.
Etimologicamente il termine teatro deriva dal greco theatron che a sua volta deriva da theaomai : vedere.
Questo significa che, originariamente, il teatro coincideva non con la scena, luogo della rappresentazione, ma con il pubblico, il luogo da cui si guarda (in cui si va per guardare).
D’altra parte “pubblico” non significa soltanto “platea”, ma anche l’insieme di persone che formano una collettività.
La funzione del teatro allora è anche quella di rendere pubblico, di rappresentare, quindi rendere osservabile a tutti, un fatto privato che in questo modo diviene pubblico.
Il teatro è il luogo in cui si guarda l’evento privato divenuto pubblico.
Da queste prime esperienze si sviluppò una vera e propria scuola di teatro dell’improvvisazione, lo Stegreiftheater.
Moreno aveva individuato nel teatro il mezzo privilegiato di espressione dei sentimenti collettivi: un laboratorio pubblico di addestramento alla spontaneità, lo specchio del presente.
Lo Stegreiftheater non aveva ai suoi esordi alcuna pretesa teorica, ma si fondava su alcuni punti fondamentali come la creazione collettiva, l’improvvisazione (assenza di testi scritti), temi coerenti con il clima sociale e culturale.
Solo successivamente, dall’osservazione delle varie performance, e soprattutto dai feedback dell’uditorio, Moreno si accorse che quello che accadeva sulla scena poteva avere qualche funzione per tutte le persone presenti, e non solo per quelle sul palcoscenico.
In questo evento del 1 Aprile Moreno vedrà la nascita dello Psicodramma, l'utilizzo del medium teatrale come possibilità di esplorazione e di cura del mondo interno delle persone.
I modelli di intervento per la formazione e la psicoterapia che si sono sviluppati dalle sperimentazioni moreniane sono riuniti sotto la definizione generale di Action Methods - Metodi d’Azione.
Un’evoluzione degli Action Methods di più recente sviluppo è il Playback Theatre.
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